Sto nel cerchio
nella città morta
e infilo le scarpette rosse…
Non sono mie.
Sono di mia madre.
Erano di sua madre.
Passate come un bene di famiglia
ma nascoste come lettere vergognose.
La casa e la strada cui appartengono sono nascoste, e tutte le donne
sono a loro volta nascoste…
Prendendo spunto dal libro: Donne che corrono con i lupi di Clarissa Pinkola Estès, possiamo trovare la favola “scarpette rosse“, nella quale si narra di una bambina orfana che non avendo scarpe, riesce a crearsi con degli stracci un paio di scarpette rosse. Un giorno la bambina passeggiando incontra una vecchia signora dentro a una carrozza dorata, questa le propone di salire in carrozza e andare con lei, dicedole che l’avrebbe trattata come una figlia.
La bambina accetta ma una volta giunti nella sua dimora, la signora getta nel fuoco i suoi vestiti vecchi e le scarpette con l’intenzione di darle nuovi vestiti, ma quei vecchi vestiti e quelle scarpe hanno un significato speciale, pertanto quando la bambina scopre l’accaduto, diventa molto triste.
In un giorno di festa, la signora porta la bambina da un calzolaio e le acquista un bel paio di scarpette rosse, con le quali si reca in chiesa.
Uscita dalla chiesa, un soldato la vede ed esclama: “che belle scarpette rosse!”, a quel punto la bimba lusingata si mette a ballare e balla incessantemente. La signora la insegue e le fa togliere le scarpe riponendole su uno scaffale.
Un giorno in cui la signora è allettata, la bambina riprende le sue scarpette e balla, balla ancora senza riuscire a fermarsi, tanto che quelle maledette scarpe, bramate, diventano la sua prigione. Danza senza riposo, finchè giungendo ad un cimitero incontra un boia e lo prega di toglierle le scarpe, che però erano incollate ai piedi, allora lo implora di tagliarle i piedi e costui così fece.
Da allora la bambina senza i suoi piedi mai più desidererà le scarpette rosse.
Questa favola brutale, viene utilizzata per descrivere metaforicamente l’atteggiamento di alcune donne.
Si parla pertanto in questi casi di istinto danneggiato, di scelte distruttive, che allontanano la donna dalla sua naturale saggezza, per portarla a danzare con i suoi demoni.
Troppe volte le donne cadono in gabbie dorate, in trappole, ci finiscono dentro come ammaliate, il loro intuito è annullato.
Quali trappole notare per non venire “abbagliate”:
– La facilità: la carrozza che passa è una metafora per descrivere l’idea che vi sia una facile soluzione in un momento di difficoltà, una soluzione rapida, così sedotte da un’idea spesso illusoria, con la stessa logica di facilità, capita che si possa sposare l’uomo sbagliato, credendo di potere avere una vita migliore.
Il prezzo della strada breve è cadere nella trappola, rischiando di distanziarci dalle care scarpette rosse costruite a mano che nella favola rappresentano la natura profonda della donna (la creatività, vitalità, gli interessi, il modo di essere, le idee, il lavoro, il suo mondo emotivo e relazionale).
– L’annientamento: esiste il tentativo di annullare la donna, di renderla cenere, un fuoco senza passioni, nè idee.
Donne che non si muovono, non scoprono, non apprendono, non diventano.
A volte la società impone delle regole sottoscritte e sottointese, fili sottili nei quali la donna rimane impigliata come un ragno in una tela imperfetta.
– Scomparsa dello spirito creativo: se si è state troppo addomesticate, tenute dentro schemi prefissati, si rischia di non potersi esprimere, non poter essere, non poter conoscersi.
Così si crea una cultura di donne morte.
Le donne spesso non imparano a proteggersi, perdendo l’istinto autoprotettivo, imparando a divenire impotenti, iniziando così a normalizzare la violenza fisica, psicologica, verbale, accettano il marito ubriaco, il datore di lavoro che le insulta.
Tace così la voce della consapevolezza che le donne troppo spesso perdono, tace l’amore che diventa ossessione.
Finchè non si recupera la parte più istintiva e consapevole diventa difficile liberarsi di rapporti insoddifacenti.
Per arrivare a ciò bisogna iniziare ad uscire dalla zona di “finto comfort” che certe relazioni danno, solo così la donna sarà libera da condizionamenti, libera di essere sè stessa.
Psicologo Saronno e Como
Articolo a cura della Psicologa Psicoterapeuta Dott.ssa Sara Garibaldi.
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