“Nella vita ci sono rischi che non possiamo permetterci di correre e ci sono rischi che non possiamo permetterci di non correre”.
Peter F. Drucker
Esite una discrepanza tra i rischi oggettivi e i rischi percepiti, quotidianamente ci troviamo di fronte a delle scelte, a partire da quando ci alziamo alla mattina, esistono piccole scelte quotidiane come stabilire cosa mangiare o come vestirsi, fino ad arrivare a scelte più complesse di ordine etico morale, scelte di progettazione, di organizzazione.
All’interno delle varie alternative che ci vengono poste davanti, valutiamo e ponderiamo i rischi eventuali, soggettivamente, c’è chi risulta essere più impulsivo e chi più razionale, c’è chi disistima il rischio, chi lo considera oggettivamente e chi lo sovrastima.
Ci sono pertanto dei criteri che guidano il nostro comportamento, vi sono criteri personali e reazioni specifiche.
Il contesto socio culturale influenza le nostre prospettive, a volte l’errata percezione del rischio può far assumere decisioni di mancata prevenzione, la società può diffondere paure fondate ma a volte anche infondate.
I meccanismi sottostanti che muovono le valutazioni implicano frequenze soggettive, ossia ci sono eventi che rimangono impressi nella nostra memoria più di altri, che colpiscono per la loro drammaticità, pertanto tendiamo a sovrastimare i rischi legati a tali eventi.
Diversamente vi sono circostanze più comuni e meno spettacolari, che comportano ugualmente dei rischi ma che tendiamo a sottostimare, in quanto meno impressionanti e dunque meno memorizzati.
Si può pertanto dire che esistono errori di valutazione nella percezione del rischio che condizionano le nostre scelte nella quotidianità, a volte si potrebbe parlare di errore dell’ottimismo, che porta a percezioni irrealistiche, ciascuno tende a pensare che quel determinato evento non accadrà a lui, tendendo così a sottostimare alcuni rischi e dunque a non prevenirli.
Percezione del rischio soggettivo ed errori di valutazione.
Articolo a cura della Psicologa Dott.ssa Sara Garibaldi.
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Articolo a cura della Psicologa Psicoterapeuta Dott.ssa Sara Garibaldi.
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