“Non mi pento dei momenti in cui ho sofferto; porto su di me le cicatrici come se fossero medaglie, so che la libertà ha un prezzo alto quanto quello della schiavitù. L’unica differenza è che si paga con piacere e con un sorriso, anche quando quel sorriso è bagnato dalle lacrime”.
Paulo Coelho
Non ci può essere un comportamento intelligente che non consideri anche le emozioni.
Il ragionamento logico da solo non è sufficiente a prendere decisioni per un agire vantaggioso.
Damasio ha studiato coloro che non possono utilizzare le emozioni a seguito di una lesione alle aree corticali prefrontali ventromediane, notando che nel prendere decisioni si basavano solo sul ragionamento costi-benefici, nonostante avessero un’intelligenza nella norma, la decisione che prendevano conduceva ad esiti disfunzionali, in quanto le emozioni hanno un ruolo centrale in questo.
L’emozione guida la decisione anticipando, non necessariamente in modo conscio, gli esiti futuri dell’azione.
Pertanto l’emozione è una componente necessaria alle attività mentali di un agente intelligente.
Tecnicamente non si può essere pieni di gioia per una mattinata luminosa, senza sapere che sia una mattinata luminosa, pertanto le emozioni non sono stati mentali bensì modi di essere presenti agli stati mentali che esperiamo.
Emozione e ragione sono due facce della stessa realtà, considerando la tristezza un’emozione informativa; riporto un esempio di storia di vita:
A fronte di una separazione definitiva o di un ricongiungimento impossibile, nel caso non vi sia una figura di attaccamento presente, in infanzia, la rabbia e la protesta iniziale, si trasformano in tristezza e disperazione e ciò si accompagna alla rassegnazione e al disinvestimento dalla figura di attaccamento primaria, quale la madre.
La tristezza serve a permettere al bambino/ bambina di rinunciare ad un bisogno e di riprendersi dalla perdita dell’oggetto d’amore; il chinarsi su sè stessi permette di sentire insieme al dolore lo svilupparsi di pensieri creativi.
Le emozioni che durano di più sono legate a eventi a forte impatto per il soggetto.
La tristezza dura più a lungo rispetto alla rabbia, le emozioni che si legano ad alti livelli di rimuginiio mentale portano ad un circolo emotivo auto-rinforzante.
Inoltre la tristezza può permettere di comprendere meglio ciò che non funziona nella nostra vita, al fine di migliorarci, permette alle persone di diventare più empatiche nei confronti degli altri e di ricevere a loro volta maggior vicinanza ed empatia.
É proprio in questo spazio triste che possiamo riflettere maggiormente su noi stessi e trovare una reale motivazione per cambiare e rinascere; trasformando così la tristezza in un’opportunità.
Cercare di scacciarla non è una strategia utile per conoscersi e comprendere cosa non va, cercare di allontanarla significa allontanare il suo potenziale positivo.
Ascoltare la tristezza e ciò che ha da raccontarci significa imparare ad addentrarci nel linguaggio delle emozioni.
Elogio alla tristezza. Articolo a cura della Dott.ssa Sara Garibaldi Psicologa Saronno, Como e Online. Contatta per un appuntamento.
Articolo a cura della Psicologa Psicoterapeuta Dott.ssa Sara Garibaldi.
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