Rimuginare: Quando superi il limite? Come fare a gestire un pensiero che ci fa soffrire?

Giu 14, 2016 | Processi Psicologici

” Pensa il pensiero che ti pensa a cui non hai mai pensato di pensare”

Quante volte ci accade di soffermarci a pensare su quanto è accaduto, su quello che avremmo potuto o dovuto fare, su cosa abbiamo sbagliato, sono tutti pensieri leciti, abbiamo diritto di interrogarci sulla vita.

Ma talvolta accade che si supera il limite, il pensiero diviene rimuginazione improduttiva ed inutile, portandoci a perdere energie e a causare sofferenza all’interno della nostra mente e della nostra psiche.

Generalmente alcune caratteristiche di personalità favoriscono questo stile di pensiero, persone che utilizzano un ragionamento di tipo dicotomico, ossia che oscillano tra una visione tutto e nulla, bianco e nero, giusto o sbagliato, dimenticandosi spesso del grigio, della via di mezzo, dell’incertezza e dalla caducità della vita.

La vita è un divenire, tutto è provvisorio e labile, non possiamo avere pieno controllo di essa, i Buddisti direbbero che tutto è impermanente, ciò che è soggetto alla nascita, è soggetto anche alla decadenza, in fisica la legge della conservazione della massa di Antoine-Laurent de Lavoisier dice: “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”.

Il concetto chiave è che quando si cerca la certezza, la risoluzione del dubbio attraverso il pensiero, si risponde ad una domanda, la domanda posta può essere razionale, dunque portarci ad una riflessione produttiva e risolutiva o irrazionale dunque inutile e afinalistica, il rischio è che quest’ultima non portando ad una risposta definitiva, predispone la mente a crearsi nuove domande altrettanto afinalistiche, si entra così facilmente nel loop del pensiero rimuginativo improduttivo che porta ad una aumento di ansia ed agitazione.

SOLUZIONI PER LA GESTIONE DELLA RIMUGINAZIONE IMPRODUTTIVA:

 

Agire concretamente, ossia fare azioni semplici quali accarezzare il proprio animale domestico, dedicarsi alle parole crociate, fare un puzzle, azioni ripetitive che portano alla distrazione del pensiero, smorzando le emozioni ansiogene; è utile evitare di stare sul divano o di guardare la televisione, in quanto sono attività che possono in alcuni momenti facilitare la rimuginazione, non permettendo una reale distrazione.

-Decidere di posticipare il pensiero, ossia ora mi sto dedicando ad un’attività, sto lavorando, sono fuori con gli amici, posticipo il pensiero che mi preoccupa, ossia decido di dedicare a fine serata venti minuti circa alla riflessione.

– Chiedersi se quella che ci si sta ponendo è una domanda utile.

– Accettare che la vita non è sotto controllo e che anche a noi possono capitare episodi sgraditi, non siamo immuni.

– Attenzione alle speculazioni del passato, che non portano a nulla.

– Concentrarsi sul qui ed ora, stando su obiettivi raggiungibili (ridurre la complessità in micro-obiettivi gestibili, ad esempio devo andare a correre, suddivido l’azione in micro-steps, partendo con il disporre le scarpe da ginnastica vicino al letto, ciò permette alla mente di concentrarsi su qualche cosa di facilmente raggiungibile come mettersi le scarpe da ginnastica).

Concludendo ciò che fa la differenza è la modalità con cui ci poniamo delle domande e spesso l’analisi troppo minuziosa dei dettagli si trasforma in trappola, se prima di agire cerchiamo di trovare la soluzione più giusta, si rischia di rimanere bloccati in una non scelta. Il paradosso è che più si hanno alternative, più la scelta può risultare difficile.

I dubbi possono essere relativi al presente ma anche al passato, le domande rivolte al passato per tentare di correggerlo o di modificarlo sono senza via d’uscita, tortura vana del pensiero; Kant direbbe che prima di giungere ad una risposta esatta, si deve valutare se la domanda è corretta.

Quindi, nonostante a partire da Socrate e Platone si sia esaltato il cogito, il pensare in alcuni casi può diventare nostro nemico, tentare di controllare timori attraverso procedimenti razionali è una modalità di per sè fallimentare.

In passato e attualmente il pensare è considerato un atto elevato, che conduce a soluzioni; in verità di fronte a scelte verso le quali ci vengono mostrate molteplici alternative, tutte valide, la scelta diviene maggiormente complessa e a quel punto se si utilizzasse solo il pensiero ci si perderebbe in elucubrazioni alla ricerca della risposta che in realtà non esiste; è proprio in quei momenti che bisogna fare spazio alle sensazioni e alle emozioni per fare una scelta un pò meno ragionata ma istintivamente produttiva e fonte di benessere, esaltare questo tipo di modalità ci evita di disperdere troppe energie mentali alla ricerca della soluzione migliore, altrimenti potremmo bloccarci presi dall’indecisione o demandare le nostre scelte, ciò significherebbe aumentare la nostra insicurezza.

Psicologo Saronno e Como

Se continui a rimuginare, rileggi i consigli sopra riportati.

 

Articolo a cura della Psicologa Psicoterapeuta Dott.ssa Sara Garibaldi.
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